La nascita di Dimidium
Dimidium, dal latino “metà”. A metà, tra Reggio Emilia e Parma. A metà, tra la Pianura e l’Appennino. Ma come è nato Dimidium?

Dimidium, dal latino “metà”. A metà, tra Reggio Emilia e Parma. A metà, tra la Pianura e l’Appennino. Ma come è nato Dimidium?

Le Terre di Matilde hanno un fascino che ammalia chiunque le scopra per la prima volta. Tra i boschi e i campi di grano e i profili di chiese e casali, ogni tanto puoi scorgere le vette dell’Appennino, l’inconfondibile Pietra di Bismantova o i castelli della Grancontessa arroccati in quelle che una volta erano posizioni strategiche per il dominio di questi territori. 

Le Terre di Matilde mischiano il fascino della collina, la terra di mezzo per definizione, e una storia millenaria unica.

La prima volta che siamo passati tra le colline di Selvapiana l’abbiamo fatto inconsapevolmente, seguendo il senso di orientamento (e lo spirito d’avventura) di Paolo. Scendendo da Trinità, ci trovammo davanti i colori forti dell’estate in quello che sembrava un quadro.

“Che bel posto, chissà come si vive bene qui”

commentai perdendomi ad osservare i dolci pendii delle colline. Mi ricordavano, come spesso accade quando girovago tra le colline, i paesaggi di casa, gli angoli del Monferrato tra cui sono nata e cresciuta.

Quei punti di riferimento incrollabili che diventano le coordinate per orientarsi anche in un posto che non è casa – o non lo è ancora diventato. Le rotoballe (a cui io mi riferisco con una delle poche parole in piemontese che so pronunciare, balòt), il profumo dell’erba appena tagliata, il rumore sordo di un trattore, le galline a bordo strada.

Quel giorno stavamo tornando dalla visita di una casa che pensavamo avremmo acquistato – e non era quella di via Selvapiana 99. Non era neanche quella che avevamo visto a inizio anno alle pendici del Ventasso, quando avevamo iniziato la ricerca di un luogo che potesse ospitare Dimidium. Non si chiamava ancora Dimidium, era solo un progetto nelle nostre teste i cui punti essenziali non sono mai cambiati nel tempo – se possibile, si sono rafforzati. 

Non acquistammo quella casa, quando ci venne comunicato che aveva trovato altri acquirenti sembrò che il mondo ci crollasse addosso. Ricominciare da capo una ricerca per niente facile, con delle necessità ben precise e il bisogno sempre più impellente di andarcene dalla città verso un luogo più genuino, più vicino a noi e al nostro percorso, più in linea con la vita che stavamo progettando.

Quando abbiamo visitato per la prima volta questa casa, qualcosa in noi ci ha detto che fosse quella giusta. Ce lo sussurrò, forse, perché il percorso che ci ha portato dalla prima visita e diventare proprietari è stato tanto travagliato quanto poi è stato bello diventarne proprietari. Avevamo voglia di iniziare questo nuovo capitolo e rendere questa casa nostra, la dimora di un progetto che avevamo studiato a fondo, nei minimi dettagli. 

Un giorno Paolo mi ha raggiunto in sala dicendomi: “Dimidium. Vuol dire metà. Siamo a metà tra l’Appennino e la pianura, siamo equidistanti da Reggio e Parma. Che ne pensi?”

E così come quando abbiamo adottato Artù è stato lui a trovare il nome giusto per un nuovo membro della famiglia, anche questa volta Dimidium mi è sembrata una scelta naturale. Come se fosse sempre stata lì e avessimo dovuto solo scoprirla. 

Dopo circa otto mesi dal nostro trasferimento, sono iniziati i lavori e la nostra casa è diventata un cantiere: polvere, porte sempre spalancate e urla per richiamare la nostra attenzione, cambi dell’ultimo minuto e imprevisti diventati, a loro modo, una costante da accettare. Abbiamo iniziato a vedere gli spazi che si modificavano, prendevano nuove forme. Una parete viene rimossa, un’altra spostata. Ne viene creata una, quella che prima era una stanza si trasforma per ospitare due bagni. 

La nostra cucina, la sala con i miei libri e l’angolo delle grappe di Paolo, la camera verde con il letto su cui abbiamo dormito i primi mesi come ospiti nella nostra stessa casa, si sono trasformate cambiando veste, diventando tre camere con bagno privato con nuove metrature, nuovi confini, nuove peculiarità. 

In mezzo a questa evoluzione costante, come ci insegna la natura fuori dalla finestra ogni giorno, abbiamo realizzato quanto Dimidium parlasse anche di noi. Della metà del nostro percorso e della prima vera méta raggiunta per costruire qualcosa che fosse davvero nostro, che avesse radici ben salde e ci desse l’opportunità di condividere con persone come noi ciò che siamo, il nostro percorso, i nostri sogni.

Dimidium nasce così, in un viaggio che parla di casa, dei nostri ricordi di bambini e di ciò che vediamo nella nostra vita da adulti; in un percorso tortuoso di cui, ogni tanto, abbiamo intuito il senso solo dopo aver superato i tratti più impervi; in una rivoluzione per darci l’opportunità di esprimere ciò che siamo e di avere un impatto concreto attraverso le nostre azioni.

Abbiamo molti altri racconti, li condivideremo davanti ad una tazza di the o un bicchiere di vino, mostrandoti la stanza che hai scelto o a colazione, osservando un tramonto o gioendo di una nevicata inaspettata.

Non vediamo l’ora di conoscerti!

A presto,

Valentina