Dimidium sorge a Selvapiana di Canossa, un piccolo borgo sull’ultimo crinale reggiano che si affaccia sull’Enza e vede, giusto di fronte, la provincia di Parma. Ci troviamo a 500 metri di altitudine, posizione ideale per fuggire alla calura estiva della pianura e trovare conforto nella fresca e leggera aria serale che, qui, non manca mai.
Nel cuore dell’estate le giornate sono sicuramente calde anche tra queste colline, seppur in modo completamente differente rispetto al caldo insopportabile della città. Il fiume a fondovalle offre diversi spot dove trovare refrigerio e, perché no, lasciarsi andare ad un bagno. I boschi qui intorno, sempre attraversati da un debole venticello, diminuiscono di gran lunga la sensazione di calore e, verso sera, offrono paesaggi unici al tramonto. Ma soprattutto, Dimidium sorge a pochi chilometri di distanza dall’Appennino e dai suoi sentieri più belli, imperdibili e spettacolari nel cuore dell’estate.
Tra Reggio Emilia e Parma, a poca distanza dal nostro b&b, sorgono decine di percorsi in grado di soddisfare esigenze e capacità differenti, adatti davvero ad ogni tipo di escursionista.
Qui di seguito ti consigliamo alcuni percorsi che, secondo noi, sono davvero imperdibili e da fare nel cuore dell’estate per trascorrere una giornata in Appennino, tra il verde accecante dei nostri boschi e il fascino ammaliante del nostro crinale.
IL LAGO CALAMONE E LA VETTA DEL MONTE VENTASSO

Partendo ovviamente dal cuore della Val d’Enza, uno degli itinerari immancabili da queste parti è sicuramente quello che conduce sulle sponde del piccolo Lago Calamone e, poco oltre, in vetta al Monte Ventasso, posto a 1727 metri sul livello del mare. Una location spettacolare, in tutte le stagioni.
Il lago è raggiungibile a piedi in 20 minuti dal parcheggio di Ventasso Laghi, attraverso una comoda strada forestale, ma può essere raggiunto anche da Pratizzano, sul versante opposto. In questo caso la salita richiede un pochino più di tempo.
Una volta giunti al lago c’è la possibilità di fermarsi al piccolo rifugio Venusta, aperto nei weekend da Maggio a Ottobre e tutti i giorni nel cuore dell’estate. Il menù è eccezionale e una sosta qui per mangiare è assolutamente consigliata.
Per chi invece vuole proseguire, la vetta del Ventasso non è fuori portata, anzi. Con un normale livello di allenamento si raggiunge in 45’ dal rifugio. Ci sono diverse strade che conducono in cima. Partendo dal rifugio e risalendo alle sue spalle nel cuore del bosco di faggi, si raggiunge rapidamente la base. Qui un bivio indica una via più diretta (e ripida) o una più panoramica. Non c’è un percorso migliore, l’importante è non perdersi nulla di ciò che ti aspetta in vetta: tutte le cime più alte dell’Appennino intorno, la Pietra di Bismantova più in basso e, sullo sfondo, la pianura.
Ci sono altri percorsi che raggiungono la cima del Monte Ventasso.
Una prima variante è quella che dal rifugio conduce dapprima al Pastorale e, successivamente, nuovamente alla base della vetta dopo aver percorso un bellissimo sentiero panoramico sul versante est del monte. Un altro, più impegnativo, è quello che risale in cima dal versante esattamente opposto, passando davanti al bivacco Maddalena e risalendo alcune ripide roccette prima di raggiungere il crinale in un passaggio aereo davvero eccezionale.
Un’escursione immancabile nel calendario di ogni escursionista di zona, il Ventasso è sicuramente da mettere in cima alla lista degli itinerari da fare.
LE SORGENTI DEL SECCHIA E L’ALPE DI SUCCISO

Sempre sul versante reggiano che guarda la Val d’Enza, un altro spettacolare itinerario che ti consigliamo è quello che conduce alle sorgenti del Fiume Secchia. Siamo a metà tra l’Emilia Romagna e la Toscana, tra la provincia di Reggio e quella di Massa.
Il punto di partenza migliore è il Passo del Cerreto, esattamente sul confine regionale. Da qui parte un sentiero molto bello che attraversa subito un fitto bosco per raggiungere in breve tempo il Passo dell’Ospedalaccio, dove sorge un antico cippo napoleonico. Il sentiero qui sale più ripidamente e impiega circa 40 minuti per arrivare all’ultimo tratto, quello che in falsopiano conduce ad uno dei luoghi più spettacolari di tutto l’Appennino Settentrionale: le sorgenti del Secchia.
Un incredibile anfiteatro erboso circondato di vette: qui nasce il fiume che più a valle divide la provincia di Modena da quella di Reggio e qui vale davvero la pena fermarsi per godere di questo emozionante panorama.
I più allenati ed esperti possono da qui intraprendere l’ascesa alla cima dell’Alpe di Succiso, posta oltre i 2.000 metri. Ci sono due percorsi, entrambi impegnativi. Il primo risale poco oltre le sorgenti per raggiungere il Passo di Pietratagliata, superare alcune roccette munite di cavo, prima dell’ultimo strappo che porta in vetta. L’alternativa è quella che, dalle sorgenti, conduce dapprima alla sella del Monte Casarola e, continuando sul crinale, in pochi minuti arriva alla vetta dell’Alpe.
Siamo su una delle poche cime poste sopra i 2.000 metri di tutta la catena settentrionale e, nemmeno a dirlo, il paesaggio che si apre alla vista è meraviglioso, raggiungendo facilmente il mare e il golfo di La Spezia, giusto sotto i nostri piedi.
Il rientro dalle sorgenti possono avvenire per la stessa strada del ritorno o attraverso un itinerario ad anello che, tra faggi e abeti, riporta al Passo dell’Ospedalaccio e, subito dopo, nuovamente al Passo del Cerreto.
Le sorgenti sono un angolo iconico del nostro Appennino, mettile nella tua lista!
I PRATI DI SARA

Altra chicca imperdibile del nostro Appennino, luogo magico popolato in estate di cavalli che pascolano liberamente su dolci pendii erbosi. Sono i Prati di Sara, una brughiera d’altura posta a 1.600 metri di altitudine in una location davvero mozzafiato, giusto ai piedi del Monte Cusna, la seconda vetta più alta di tutto l’Appennino Settentrionale.
Il nome di questo luogo è legato ad un aneddoto a metà tra storia e leggenda.
Si dice infatti che Sara fosse la concubina di uno dei marchesi che possedette Casalino, piccolo borgo ai piedi dei prati, che diede in dono alla governante questo pascolo punteggiato di faggi secolari. Quale che sia l’origine del suo nome, i Prati di Sara sono un must dell’escursionismo estivo e invernale della zona.
Possono essere raggiunti da diversi punti di partenza, da scegliere in base alle proprie abilità, al meteo e al desiderio di realizzare un’escursione più o meno impegnativa.
Il percorso più semplice e battuto è sicuramente quello che raggiunge i prati dal Rifugio Monteorsaro, raggiungibile in macchina. Da qui, su comoda strada forestale, si arriva ai prati in due ore circa a seconda dell’itinerario scelto: si può infatti passare per l’anticima del Monte Bagioletto, oppure risalire sul versante ovest all’interno del bosco. L’ideale è unire questi due tracciati in un percorso ad anello.
Altre due alternative, decisamente più impegnative e rivolte ad un pubblico più abituato ed esperto, sono quelle poste sul versante ovest: una sale ai prati da Casalino attraverso un sentiero ripido e costante; l’altra arriva ai prati da Ligonchio, dopo aver attraversato le stupende cascate del Lavacchiello, spettacolari soprattutto alla fine dell’inverno, ma poste nel cuore di un ambiente più ostile, decisamente non adatto a chi è alle prime armi.
Di sicuro raggiungere i prati è un’esperienza emozionante, ancor di più al tramonto, quando le ultime luci del sole illuminano il fianco ovest del Cusna, donandogli un aspetto più dolce e ammaliante.
SULLA VETTA DEL CUSNA

Il Monte Cusna, come detto la seconda vetta più alta di tutto l’Appennino Settentrionale, il nostro “Gigante”. Protagonista di storie e leggende, è la vetta di ogni reggiano, quella che non puoi mai mancare tra le escursioni estive.
Soprannominato così in virtù di un’antica leggenda che lo vede indossare le vesti di un gigante buono, amico delle popolazioni di questa terra tanto da decidere, stanco e ormai spento, di donare il suo corpo a protezione di questa zona, sferzata spesso dai forti venti e da condizioni avverse. È così che tutti noi lo vediamo, come un gigante appoggiato su un fianco, intento a riposare per sempre.
Raggiungere la vetta del Cusna non è mai banale, per la distanza, il dislivello e le condizioni che mutano rapidamente. Ci sono diverse vie di accesso, tutte abbastanza impegnative.
La migliore, forse, è quella che dal Rifugio Monteorsaro raggiunge la cima in quasi 3 ore di cammino. Sicuramente panoramica e appagante, va comunque affrontata con le giuste conoscenze e il giusto allenamento.
Gli altri accessi possono variare a seconda del versante da cui si decide di salire: si può risalire il versante nord da Pianvallese o ancora dal Rifugio Zamboni, entrambi raggiungibili in macchina. Sul versante sud invece si può salire da Ligonchio e dal Vallone delle Prese, selvaggio e aspro, attraverso diversi itinerari. Da est, infine, si può salire da Civago, camminando più a lungo sul crinale che conduce in vetta.
Raggiungere la croce del Gigante è sempre un’esperienza che regala soddisfazione, paesaggi unici e viste mozzafiato. Se hai l’allenamento giusto, non puoi perderti questa escursione!
L’ABETINA REALE, IL CRINALE DELLO 00 E IL RIFUGIO SEGHERIA

Spettacolare, maestosa, verde, dall’aspetto e i profumi alpini: è l’Abetina Reale, un unicum di tutto l’Appennino, nel cuore della montagna reggiana, al confine con l’appennino modenese.
Si raggiunge facilmente da Civago, per la precisione dal parcheggio sterrato di Case di Civago. Da qui, attraverso il mitico sentiero 605, in poco più di un’ora si arriva al Rifugio Segheria, angolo di paradiso nel cuore del bosco.
La storia dell’Abetina è centenaria: già feudo di Canossa e divenuta successivamente di proprietà degli Estensi nel corso del 1400, venne sfruttata per la produzione del legname fino al XX secolo. Il rifugio prende il nome proprio dalla sua funzione originaria, un’antica segheria proprio sulle sponde del torrente Dolo, che dà il nome alla valle. Tra questi abeti bianchi autoctoni corrono tanti bellissimi sentieri.
Il più semplice conduce proprio al rifugio dove è obbligatorio fermarsi a mangiare, la cucina di Marcello, il gestore, è da leccarsi i baffi. Ma da qui si può proseguire ancora oltre, verso nuovi spettacolari luoghi incontaminati del nostro Appennino. Due su tutti: il piccolo lago della Bargetana, proprio ai piedi del Monte Prado, all’interno di un anfiteatro glaciale meraviglioso e il crinale attraversato dal sentiero 00, da raggiungere nei pressi di Bocca di Massa, dopo aver attraversato gli spettacolari prati di Monte Vecchio.
Queste due alternative offrono la possibilità di creare itinerari più lunghi, ad anello. Sono adatti però ad un pubblico di persone già allenate e con conoscenze di montagna. Entrambi molto belli, possono farti trascorrere un’intera giornata nel cuore delle nostre montagne, senza annoiarti davvero mai.